Critica - Andrea Da Tos scultore

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Critica


La materia plasma la forma. No! Forse è la forma, l’anima del rappresentato,
che esce dalla materia e cerca vita autonoma. Andrea Da Tos sembra di volta in volta
muoversi attorno a questa apparente dicotomia per realizzare opere che affondano
la loro storia nella storia stessa della scultura.
Eclettico nelle scelte del soggetto – dall’astratto al figurativo a tutto tondo –
Da Tos pare voler far uscire l’urlo profondo della materia,
la voce dell’essere che in essa è contenuto dalle origini.
Espressione estrema di questo sono le rappresentazioni di tronchi
di umane figure che poggiano le loro mani sui basamenti per cercare
aria a bocca aperta (La nascita), sono le stesse semplici mani che escono
dal gesso racchiuso dalla cornice per farsi largo nel mondo (Arti emergenti),
sono quei corpi avvolti in se stessi che attendono l’attimo per scattare (In riva al fiume).
Andrea Da Tos conosce lo sforzo della scultura, dell’applicarsi giorno dopo giorno
alla ricerca di quel qualcosa che diviene arte. Uno sforzo pari a quello di quell’uomo nudo
che spinge in salita una pietra , forse da secoli e ancora per secoli, verso la cima di una montagna.
Dal marmo escono figure che paiono attendere di essere completate,
che aspettano di poter vedere il mondo perché lo scultore forse per pudore
non ha fatto il viso, gli occhi; dal legno e dal gesso prendono forma sagome di animali.
Andrea Da Tos ricerca e la sua ricerca è vita nella scultura.
(Pietro R. Nardi)

 
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